Descrizione
Il doppio paesaggio è costituito da finzioni di città, si sovrappone alla città reale, dando vita a punti di coincidenza nei quali si perde la percezione di cosa è reale e cosa no.
La sovrapposizione di questi due livelli di lettura, genera inoltre, una nuova immagine della città, un’immagine altra, che in questo caso amplia la percezione aprendo alla vertigine onirica creata dal miraggio. Succede così che questo artificio cartografico tramuti il paesaggio e ce lo restituisca nuovo agli occhi.
Su questa sottile ambiguità, alle volte dichiarata, altre volte celata, si genera un nuovo paesaggio delle apparenze. Si costituisce un diverso livello di lettura del mondo.
Se da sempre siamo abituati a ricordarci di una città attraverso le fotografie dei monumenti più importanti, cartoline e punti di riferimento universalmente riconosciuti, le sequenze all’interno del libro non avranno nessun reale riferimento geografico, ma soltanto suggestioni legate ad una geografia della memoria, senza luoghi né tempo. Paesaggio collettivo, concettuale, che diventa luogo della memoria e che si tramuta gradualmente in astrazione.
Al paesaggio reale, che diventa anch’esso finzione nella fotografia, si mescolano i segni lasciati dall’uomo nella città. Il mondo rappresentato dentro al mondo fotografato, diventa così quinta scenica ed ulteriore livello all’interno dell’artificio fotografico.
Questo lavoro vuole inoltre indagare, attraverso l’immagine, qualcosa di più sulla complessità urbana e sul rapporto che esiste oggi tra l’uomo e la città. Su quali siano nel presente, i segni dell’abitare umano. Su come l’uomo a sua volta, subisca un processo di riproposizione del proprio se, moltiplicato fino a far perdere definitivamente la propria l’identità.
Quali sono oggi gli Dei della città? L’Imago Urbis, raccontata dall’Istituto Poligrafico dello Stato attraverso il punto di vista di importanti registi, sembra essersi spostato concettualmente dai monumenti alle strade, alle piazze del mondo, alla quotidianità, a tutti i nuovi e piccoli segni di cui l’uomo si circonda durante il suo passaggio terreno.
Oggi più che mai la cancellazione simbolica dei confini e la facilità di attraversare il mondo, di riflesso porta alla necessità dell’identificazione sempre più puntuale ed a scala ridotta con quel luogo chiamato casa. Per la necessità di appartenere a qualcosa, per non scomparire.
Le immagini di città però non possono essere più i monumenti, le architetture, il paesaggio urbano, o meglio non sono soltanto questo, il cui simbolo delle volte cristallizza un luogo in un’immagine statica e perentoria, senza possibilità di indagare verso altre direzioni.
Al contrario credo che il presente ci ponga davanti nuovi e sempre più complessi scenari.
Un viaggio a ritroso, dalla città ideale, simbolicamente rappresentata dei suoi monumenti ed architetture, alla città reale, fatta di immagini e segni mutevoli, nuovi ed etichettati con troppa fretta come poco importanti, ma da cui siamo quotidianamente circondati.
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