Descrizione
Nelle foto di Matteo non ci sono morti né guerre, non ci sono violazioni di diritti umani o condizioni di violenza o povertà estreme, nessuno dei temi caldi ormai sdoganati dal fotogiornalismo moderno.
Nel libro di Matteo, I Believe, ci sono il sangue e la carne, ma manca completamente ogni forma di violenza.
Paradossalmente, a penalizzarne la visibilità, è stata proprio la sua innocenza, l’assenza di una ragione sufficiente per sfidare il tabù del dolore: in un mondo come quello del giornalismo contemporaneo, dove i limiti dell’etica sono elastici e permeabili quanto l’andamento del mercato editoriale, il sangue può essere concepito solo come manifestazione di un torto o un’ingiustizia sociale, come un male necessario, una prova da presentare al tribunale dell’opinione pubblica per influenzarlo.
Riccardo Bononi
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